In genere, gli italiani fucilano tutti i partigiani prigionieri, anche se catturati senz’armi.
Talvolta attendono le sentenze dei tribunali militari, altre volte no.
Solo in via eccezionale, possono mantenerli in vita per farli oggetto di scambi con prigionieri italiani. In genere, i partigiani fucilano ufficiali e camice nere, non i soldati semplici, che talvolta anche rilasciano. In tal caso i comandi italiani li mettono in quarantena, per verificare che non siano stati “contagiati” ideologicamente.
Da parte italiana gli ostaggi vengono fucilati nella proporzione di 10 per 1. Al riguardo, tristemente celebre diventa a Lubiana la cava di ghiaia (Gramozna jama) presso Tomačevo, lungo la linea del filo spinato.
A differenza dei tedeschi, gli italiani non pubblicano i nomi dei fucilati ma solo il loro numero e il motivo dell’esecuzione: durante l’occupazione vengono così ufficialmente comunicate 145 esecuzioni, ma all’identità delle vittime è stato comunque possibile risalire sulla scorta di altra documentazione.
Secondo il generale Pirzio Biroli invece, gli ostaggi vanno fucilati in ragione di 50 per ogni ufficiale o soldato ucciso e di 10 per ogni ufficiale o soldato ferito.
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