Tito interpreta a modo suo l’ordine che Stalin ha impartito a tutti i comunisti europei, quello di costituire vasti fronti antifascisti.
In Francia–e più tardi in Italia–ciò avviene dall’alto, con l’alleanza dei partiti antifascisti nei Comitati di liberazione.
In Jugoslavia invece, il fronte si costruisce dal basso, creando una serie di organizzazioni di massa aperte a tutti, ma guidate sempre da esponenti del partito comunista, che decide tutto ma non appare mai. I dirigenti degli altri partiti vengono invece marginalizzati, esclusi, o eliminati.
Dopo la fase confusa dell’insurrezione e la controffensiva delle forze dell’Asse, nell’inverno 1941-42 i comunisti riorganizzano le loro forze e danno vita ad un vero e proprio esercito partigiano, guidato da Tito, che si sposta a seconda delle circostanze.
Contemporaneamente, altri nuclei partigiani operano a livello locale.
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