I comunisti jugoslavi rimangono inizialmente paralizzati dall’alleanza fra la Germania e l’Unione Sovietica, ma dopo l’inizio dell’operazione Barbarossa si affrettano a scendere in campo. Sono pochi ma hanno alle spalle l’esperienza della guerra di Spagna e riescono rapidamente ad organizzare i primi nuclei armati. Dispongono inoltre di quadri assai determinati e di un leader carismatico, Josip Broz, detto Tito.
Durante l’insurrezione che nell’estate del 1941 scoppia contemporaneamente nell’Erzegovina, nell’entroterra dalmata ed in Montenegro, i comunisti svolgono ruoli diversi: importante in Montenegro, meno nelle altre regioni dove però, essendo meglio organizzati, cercano di ottenere la leadership, dell’intero movimento.
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